BECCH-ARVERSL’ avocetta è un uccello di piccole-medie dimensioni, con elegante livrea bianca e nera con zampe estremamente lunghe, se rapportate alle dimensioni della specie, e di colore grigio. Presenta un volo aggraziato con battute d’ala piuttosto lente; spesso si riunisce in piccoli gruppetti e quando sono in volo, l’alternarsi del bianco e del nero nel corso delle loro evoluzioni, offre una suggestiva visione.
Fino a qualche decennio fa’ assai rara e frequentatrice occasionale nelle aree umide del basso bolognese solo nel corso delle migrazioni sia primaverile che autunnale, oggi in ripresa e piccoli stormi risultano svernanti ed anche nidificanti, come si può vedere nella foto di un pullo della specie. Dicevamo uccello raro fino agli ultimi decenni del secolo scorso e forse proprio per questo, specie ambita dai cacciatori: infatti nelle piccole collezioni private di uccelli impagliati che ho potuto visitare di amici e conoscenti molto spesso l’avocetta faceva, purtroppo, parte della collezione; e tutti rimarcavano, tra le caratteristiche, la rarità della specie, la bellezza e soprattutto il caratteristico becco. Infatti, l’avocetta presenta un lungo becco , sottile e ricurvo verso l’alto. Certo, ci sono altri uccelli con il becco ricurvo, penso al chiurlo, al mignattaio,, ma in queste specie il becco è rivoltato verso il basso e per alimentarsi “beccano” muovendo il capo, appunto dall’alto verso il basso; l’avocetta invece affonda il becco nell’acqua per catturare con movimento verso l’alto, piccoli insetti e molli animaletti; ed è questa sua caratteristica a dare il nome dialettale a questa specie che viene chiamata becch-arvers ; anche il nome scientifico, Recurvirostra avosetta risente di questo particolare; infatti il genere di appartenenza della specie viene chiamato recurvirostra dal latino “recurvus” e “rostrum”, rispettivamente ricurvo e becco. Una curiosità: in alcuni ristretti areali della bassa bolognese, ma anche del ravennate, l’avocetta veniva chiamata anche becch a leisna o solamente leisna; e questo perché il becco, così ricurvo verso l’alto, e molto somigliante alla lesina, arnese da calzolaio, costituito da un grosso ago ricurvo e assai appuntito, sostenuto da un corto manico, con cui si forava il cuoio per poterlo cucire.