La corte interna a pianta quadrangolare ha due lati a portici con archi a tutto sesto con colonne a capitelli corinzi. I colonnati come è visibile nelle foto (fig.5 e fig.8) sono privi dell'ultima colonna, quella corrispondente ai due punti d'ingresso al palazzo in modo che <<le comitive entrando a cavallo passavano senza rompere ordinanza >. (Rubbiani). Il Lato Nord (fig. 6), vede aprirsi diverse porte, una delle quali (la seconda da sinistra) dà accesso alla Cappella di famiglia. Un ballatoio corre lungo tutta la facciata permettendo la visione dall' alto dell’intera corte. Il lato Sud (fig.7), vede aprirsi un ampio arco che mette in collegamento la corte con i vasti giardini retrostanti il palazzo.
Il Rubbiani nell'opera di ricostruzione dell'ala Ovest, completamente scomparsa, tenne conto delle caratteristiche della opposta ala ad est ma con notevoli libertà di interpretazione. In particolar modo lo scalone di accesso al piano nobile (vedi foto sotto) risulta fortemente orientato al gusto decorativo del gruppo di artisti che operano attorno al Rubbiani, che trae ispirazione da elementi medievali per arrivare a una sintesi tipicamente ottocentesca da Art Nouveau; si osservi ad esempio il particolare della decorazione del braciere di illuminazione (foto sotto) che assai liberamente reinterpreta alcuni elementi pur presenti nello stile medievale. Nel mezzo della corte sopravvisse alle alterne vicende un bellissimo puteale in marmo Istriano, di tipo veneziano, con gli stemmi Bentivoglio (la sega sulla destra) e la vipera, note pezze araldiche degli Sforza-Visconti. Negli altri tre lati, il pozzo, presenta altri tre stemmi; quello dei Bentivoglio, da solo, sempre raffigurante la "sega", quello dei Bentivoglio Sforza raffigurante "la sega accompagnata dalle onde sforzesche" e per ultimo quello di Ercole d'Est raffigurante il "diamante". Il pozzo risale probabilmente all’epoca dei restauri apportati da Alfonso Rubbiani e come si può notare lo stato del manufatto risente delle ingiurie del tempo.Il pozzo interrato era in mattoni nella tradizione bolognese e lo scavo come il riempimento avvenivano alternati e di seguito secondo un mestiere ben collaudato. Il supporto in ferro del sollevamento dell’acqua dal pozzo manca della carrucola e del secchio e ovviamente della corda. In cima la bandiera segna vento è ancora esistente anche se ormai bloccata dalla ruggine. Nel 2021 grazie al contributo della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna sono stati realizzati i lavori di restauro che hanno dato nuova vita al puteale come visibile dalla foto accanto.
LA CAPPELLA ______________
Dalla grande corte al piano terra si accede alla Cappella; anche qui i guasti del tempo sono visibili. All' inclemenza dei secoli, in questo caso, va aggiunto il modo con cui furono eseguiti le pitture. La tecnica usata non è quella dell'affresco ma una sorta di tempera che penetrando solo in superficie nell'intonaco sottostante si dimostrerà maggiormente deperibile con il trascorre del tempo. All'interno le pareti della cappella sono ornate dalle immagini dei Dodici Apostoli, ormai molto “sbiadite"

Poco leggibile è l'ornamento al centro della volta che include l'immagine di Gesù Cristo circondato dai quattro Evangelisti. Meglio conservata è la lunetta che sovrasta la porta d'ingresso (foto sotto) dove si trovano le figure di San Sebastiano e di un secondo Santo, incerto nella sua identità; forse San Giovanni o San Cristoforo o come più probabile San Giacomo Maggiore; recentemente è stata avanzata l'ipotesi di San Rocco quale elemento iconografico rafforzativo dell'immagine di Sebastiano, essendo anch'esso legato ad una funzione di protezione contro la “peste."
Non è facile dire se gli Apostoli della Cappella siano attribuibili, come è stato più volte ipotizzato, ad un giovane Lorenzo Costa la cui opera ebbe sovente Giovanni II quale illustre committente, a cui il Gozzadini attribuiva la "Madonna col bambino", sulla porta esterna della cappella, oggi scomparsa. In definitiva è difficile assegnare queste immagini sommamente sbiadite al classicismo esuberante di quell' artista, se non considerando che avrebbe operato in una fase ancora fortemente debitrice della scuola ferrarese e dello stile di Schifanoia. È forse più prudente mantenere l'anonimato del benemerito pittore, che seppe comunque interpretare un tema caro al repertorio iconografico bolognese.
Sulla porta d’ingresso della Cappella, sulla lunetta esterna, in posizione incassata, è dipinto un pregevole Cristo in pietà, per quanto ammalorato. La sua chioma è lunga e dal suo petto scorrono tracce di sangue causate dalla corona di spine. La testa è delicatamente inclinata in avanti ed è coronata da una aureola fortemente prospettica.
Sempre nell’area della Cappella va evidenziata, sopra la lunetta del Cristo (seconda foto da sinistra), una pittura, ormai fortemente deteriorata, di una Madonna con Bambino attribuibile a Lorenzo Costa. Come si può notare dalle immagini la composizione e fortemente sbiadita e solo con un po’ di gestione fotografica la si può intravedere ( terza foto da sinistra).
Nell’arco precedente a quello relativo all’entrata della cappella, fa bella mostra di sé un rilievo di una Madonna con Bambino. Non si conosce la provenienza né l’esecutore del rilievo, è certo però che faccia parte della numerosa serie di repliche della “Madonna dei Candelabri” di Antonio Rossellino (1427-1479). Alfonso Rubbiani nel suo libro, in cui parla della fase di restauro del castello, ci informa dei molteplici rinvenimenti nei vecchi ripostigli di fregi e stucchi originali che facilitarono la ricostruzione di stemmi e camini come quelli dell’epoca. Che la Madonna faccia parte di questo prezioso tesoro nascosto dalle “fate antiche”? (come dice lui).
IL PIANO TERRA____________
Attraversando il cortile interno, dall’ingresso est della Domus è possibile entrare e percorrere un corridoio oggi occupato dagli uffici dell’Istituto Ramazzini. Il corridoio e gli uffici mantengono ancora visibili le pitture originali seppur deteriorate dal tempo. Stemmi degli Sforza e dei Bentivoglio, falconieri, angeli e demoni. Una sequenza di medaglioni come in una galleria pittorica.
IL PIANO NOBILE ____________
Dalla scala a due rampe, del lato est, si arriva al primo piano. Una galleria gira tutto intorno al cortile e consente l’accesso agli ambienti del piano nobile. Le prime due sale che incontriamo nel corridoio (colore oro) sono gli appartamenti privati di Giovanni II, con la così detta sala della "Storie del Pane". Le quattro camere successive (colore celeste) sono quelle dette degli stemmi e probabilmente riservate alla famiglia. Le camere a settentrione (colore giallo e rosso), dedicate originariamente agli ospiti del castello, furono adibite dal Pizzardi ad aule d'asilo. In fase di restauro alcune stanze della stessa ala furono unite in un unico salone di 258 mq (colore rosso sulla pianta) che Pizzardi destinò a cappella per la popolazione di Bentivoglio. La stanza è uniformemente dipinta di un colore rosso carico, il soffitto decorato a cassettoni lignei presenta un ornamento stilizzato con un cielo blu e stelle brillanti (foto pagina successiva). Lungo le pareti della stanza corre un fregio che recita l’opera di Carlo Alberto Pizzardi e, più in basso, lacerti d’affresco recanti figure di animali, come ad esempio alcuni esotici pappagalli. Proseguendo nel lungo corridoio dell'ala a ponente, superato l’ingresso ovest, si passa alla sala dei cinque camini o sala verde dal colore originario delle pareti (foto pagina successiva), la stanza più vasta dell'intera domus.


Proseguendo nella stessa ala si aprono quattro camere (colore viola) dette dei Parchi e dei Garofali. Queste stanze furono completamente ridipinte dal Rubbiani. Nella camera dei Parchi sono ritratti dei leopardi che reggono il vessillo con la sega bentivolesca mentre in quella dei Garofali sono dipinti dei fiordalisi (o più sicuramente il “radechio illustrato dal sole" così come lo indica Sabadino degli Arienti) con il motto "sic meus est animus “.
LA SALA DEL CICLO DEL PANE ____________
Come già anticipato in precedenza, superate due rampe di scale, nel lato est, si accede alla luminosa galleria del primo piano. La prima porta (a destra) accede a quella che si suppone fosse l'appartamento di Giovanni e Ginevra, in cui possiamo pensare che Giovanni ricevesse gli ospiti illustri e in cui si tenessero banchetti e pranzi di lavoro ad argomento politico. Gli affreschi sulle pareti raccontavano una storia antica tipica della terra che traspariva dalle grandi finestre “La storia del Pane ".
Nella foto sotto a sinistra, è ritratto il "camino" della sala da cui si diparte la sequenza dei dieci pannelli che si susseguono sulle pareti della stanza. Le pitture raccontano le varie fasi della produzione del grano e quindi del pane, iniziando dal “disboscamento (figura sotto al centro) che presuppone la creazione delle tornature preposte alla coltivazione. Nel settore di levante, tra due luminose finestre, c'è la sezione pittorica più rovinata; infatti, sono appena percepibili tre pannelli in cui sono rappresentati la parte preparativa dei campi che andavano forniti di "scoline" e fossi drenanti.