Il Castello di Bentivoglio continua a rivelare preziosi frammenti della sua storia attraverso le decorazioni pittoriche sopravvissute nei secoli. Un recente reportage fotografico di Valerio Zanna, condiviso anche dalla pagina Facebook Bentivoglio Natura e Arte, getta luce sugli affreschi presenti nel corridoio al piano terra, oggi adibito a uffici dell'Istituto Ramazzini.
Eseguiti da frescanti bolognesi nella seconda metà del XV secolo, questi dipinti rappresentano una rara testimonianza dell’arte decorativa quattrocentesca. Tra gli elementi più significativi emergono i medaglioni, che, sebbene compromessi dal tempo, conservano dettagli di notevole interesse, raffiguranti scene di caccia, paesaggi e motivi araldici. Tra questi, spicca lo scudo con l'arme degli Sforza, notevole per le sue dimensioni e per il livello di conservazione, superiore a quello di esempi analoghi.
L’interesse di queste decorazioni risiede anche nella tecnica esecutiva. L’impiego di colori stesi con una modalità più vicina alla pittura a guazzo che all’affresco tradizionale suggerisce un’intenzione decorativa meno duratura, probabilmente concepita per essere aggiornata nel tempo o sostituita in funzione delle esigenze dei nuovi proprietari. Tuttavia, la destinazione agricola assunta dal castello nei secoli successivi e, soprattutto, la mancata realizzazione della grande dimora signorile barocca progettata dai Bentivoglio ferraresi nei primi decenni del Seicento, hanno contribuito alla conservazione di questi affreschi, risparmiandoli da interventi di rinnovamento radicali.
Di particolare rilievo sono le decorazioni architettoniche raffiguranti torri, simboli di potere e difesa, così come le tracce murali di paesaggi, caratterizzate da cromie tenui e suggestive. I putti musicanti, ancora visibili in alcune porzioni, e la presenza di enigmatiche figure, come il personaggio che regge un astrolabio, arricchiscono ulteriormente il repertorio iconografico del castello, conferendogli un valore storico e artistico di grande fascino e qualche mistero.
Un aspetto di particolare rilievo è la somiglianza stilistica di alcuni dettagli con l’eleganza e la raffinatezza della miniatura nei manoscritti quattrocenteschi prodotti tra Bologna e Ferrara. I disegni a medaglione, la forma degli alberi con la tipica chioma a triangolo, gli elementi rocciosi (scisti ricurve a partizione verticale) e vegetali richiamano da vicino anche lo stile del pittore bolognese autore del "San Francesco che riceve le stigmate" (Palazzo Mosca, Pesaro) o “L'uccisione di un gentiluomo” attribuito alla bottega di Francesco del Cossa (Pinacoteca di Bologna). Questi parallelismi suggeriscono la reciproca influenza della tradizione miniaturistica sulla decorazione murale, evidenziando la continuità artistica tra le diverse forme espressive del Quattrocento. La commistione tra elementi celebrativi e paesaggistici offre uno spaccato unico e rarissimo della decorazione signorile bolognese del periodo, rendendo questo ciclo pittorico un tesoro di notevole importanza da preservare e valorizzare.
Bibliografia essenziale di riferimento:
A. Buitoni, L. Cerasi, Gli affreschi del castello di Bentivoglio: inediti e una nuova lettura, "Strenna storica bolognese", LIX, 2009, pp. 67-87.
Su commissione di Carlo Alberto Pizzardi: progetti, opere d'arte e arredi a Bologna e Bentivoglio, (a cura di) Antonio Buitoni, Francesca Sinigaglia, Ed. Patron, Bologna 2022.