Palazzo Rosso - Bentivoglio e dintorni

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Palazzo Rosso

 
 
 
 

Palazzo Rosso

1890

  

    Carlo Alberto Pizzardi

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LA STORIA

Palazzo Rosso, meravigliosa costruzione affacciata sul Navile, è forse uno dei più noti esempi extraurbani della stagione Liberty bolognese; semplice ed elegante riassume in sé i caratteri locali ed internazionali dell'arte sviluppatesi in Europa a cavallo tra Ottocento e Novecento. Opera a lungo sconosciuta e dalle molte vite, nasce come abitazione padronale del Marchese Carlo Alberto Pizzardi, ultimo esponente di una nobile e ricca famiglia bolognese contraddistintosi per le sue opere filantropiche e per i numerosi e ricchi lasciti alle istituzioni locali, con particolare attenzione per l'Amministrazione degli Ospedali di Bologna. I possedimenti a Bentivoglio ereditati dal Marchese Pizzardi erano numerosi e redditizi, e la sua particolare propensione alla gestione del patrimonio rendeva economicamente rilevante questo piccolo centro della provincia. La necessità di potervi risiedere si faceva quindi sempre più presente: già nel 1883 si era cercato di adattare un'ala del castello ad abitazione padronale, ma si decise poi di procedere alla costruzione di una nuova residenza già pochi anni dopo. Nel 1891 iniziavano infatti i lavori, diretti dall'ingegner Guido Lisi,  e già nell'estate del 1892 si ponevano le impalcature per la grande sala e per la realizzazione della loggetta che guarda sul canale mentre nell'autunno si possono collocare gli elementi decorativi in macigno e in terracotta su disegno dell'artista bolognese Augusto Sezanne.Il visitatore che entra nel palazzo si trova immediatamente di fronte ad un piacevole volo di anatre su un immenso campo di ireos gialli e, salendo lungo l'elegante scala, giunge al piano nobile, dove la decorazione di ispirazione naturale è declinata con semplicità e grazia: fregi fioriti di rose, ireos, limoni e giacinti decorano con tenui colori le sale che sia prono ai lati del corridoio.

Fonte informativa: www.comune.bentivoglio.bo.it/servizi/menu/dinamica.aspx?ID=4160


La famosa Sala dello Zodiaco, realizzata tra il 1896 ed il 1897 da Augusto Sezanne, esprime, come in nessun altro luogo nel bolognese, la maturità di un linguaggio artistico internazionale. Il Liberty trova in questa sala la sua migliore declinazione nordica e numerosi sono i particolari che rimandano alla conoscenza dell'arte giapponese, evidente soprattutto nella fauna acquatica. Se nel resto dell'edificio è la decorazione floreale a predominare, è qui il trionfo della complessità della rappresentazione capace di integrare elementi vegetali, animali e simbologie celesti: su uno zoccolo dipinto cui dovevano essere addossati divani e mobilio, si ammirano pesci, anguille e tartarughe che nuotano tra le alghe, mentre oltre il livello dell'acqua si innalzano alte canne palustri sulle quali volano stormi di anatre. Oltre questo comparto naturalistico vi è la rappresentazione della fascia dello zodiaco, da cui la sala prende il nome, con alcune costellazioni; e sopra a queste vi è la rappresentazione delle fasi lunari  e del globo terrestre unite alla stilizzazione del Sole, rappresentato coi soli raggi di un intenso colore rosso.

Fonte informativa: www.comune.bentivoglio.bo.it/servizi/menu/dinamica.aspx?ID=4160

Nel 1890 in fase di costruzione, come si vede nella foto d'epoca, il Navile si biforcava in due rami proprio come ai tempi di messer Giovanni II, il cui castello si intravvede sulla destra. Oggi il percorso del Navile ha mantenuto solo il ramo di levante.
Per maggiori informazioni vai al link :    https://palazzorossobentivoglio.it/

Foto d'epoca del Palazzo Rosso




Affreschi del Palazzo Rosso, particolari





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LA LOGGETTA
La loggetta sul versante meridionale di Palazzo Rosso, parte della dimora padronale di Carlo Alberto Pizzardi, costituisce un ulteriore raffinato esempio di architettura tra tardo Ottocento e primo Novecento, in cui la solidità della costruzione in mattoni si arricchisce di dettagli decorativi che fondono eclettismo e Liberty.
Uno degli aspetti più suggestivi della loggetta è il fitto intreccio di linee sinuose che percorre i motivi ornamentali, un rimando alla sensibilità organica dello stile floreale, affine, per citare un esempio altissimo di Art Nouveau, alle decorazioni in terracotta della Watt Memorial Chapel (1898). Anche nel nostro caso tralci vegetali e drappeggi stilizzati sembrano animare le superfici in cotto, creando un effetto vibrante e dinamico, molto simile alla ricca decorazione delle finestre della cinquecentesca Casa Berò a Bologna, dove il cordoncino annodato incornicia con eleganza le aperture, come accade anche nelle arcate del portico di Palazzo Sersanti a Imola e, di nuovo, nei piccoli archi del supporto di Casa Carracci.
Le colonne poligonali della loggetta, sormontate da capitelli decorati con semplici foglie di acanto disposte verticalmente, evocano la solennità rinascimentale dei cortili di Palazzo Canigiani e Palazzo Medici a Firenze, entrambe opere di Michelozzo. Questo richiamo all’architettura quattrocentesca si inserisce nella poetica del recupero medievale promossa dall’Aemilia Ars, che nei suoi interventi tendeva a una sintesi tra il linguaggio gotico e rinascimentale.
Il soffitto ligneo a vista, con la sua struttura possente e ritmata, rafforza il carattere neomedievale della loggetta, mentre le terre cotte decorative applicate agli archi e alle lesene rimandano alla grande tradizione bolognese della plastica fittile. Il laterizio della fornace Galotti domina l’insieme, conferendo quella tinta bruna uniforme che caratterizza l’architettura locale e che dialoga con la complessità ornamentale delle fasce in cotto. Come nelle formelle del Palazzo Bevilacqua in via d'Azeglio, che presentano elementi di flora stilizzata simili agli ornati del già citato Palazzo Sersanti, anche qui emerge un sottile equilibrio tra elementi naturalistici, esaltati dallo splendido affaccio a un territorio esso stesso punto di convergenza tra sforzo umano e rigoglio naturalistico, e simbolici, quasi a voler rimarcare un codice espressivo che affonda le sue radici interpretative nel passato.


 
 
Le decorazioni del fregio pittorico esterno rivelano il forte legame con lo stile Aemilia Ars. Sono affreschi realizzati probabilmente con la tecnica “a intaglio”, visibile laddove il tonachino si è deteriorato. Questa tecnica, che prevede il passaggio dal disegno originale al muro tramite incisione su intonaco fresco, serve a conferire rilievo e precisione ai motivi naturalistici. Lungo le pareti spiccano cartigli che paiono contenere invocazioni poetiche di stampo naturalistico. A ovest la frase intuibile "AUTUMNO MOLLIS OCCASIS" sembra celebrare i delicati tramonti autunnali. 
A sud "ET NOVAE FLORESCANT" evoca la rinascita della natura nella stagione più calda. 
A est la parola "PALUDIS", benché frammentaria, potrebbe richiamare l’alba sulle paludi, proseguendo il dialogo simbolico con le altre facciate.
Non mancano inoltre richiami alla perizia artigianale, come il motivo in ferro battuto tortile a forma di serpente e il soffitto ligneo. 


L’uso di materiali locali come i mattoni della fornace Galotti e il macigno della ditta Andreoli ci conducono una volta di più alla sinergia tra arte, artigianato e industria, un complesso di suggestioni e connessioni che possiamo ritrovare assai simile nella ideazione e decorazione della preziosa e non molto distante Cappella Zucchini in quel di Baricella, la cui edificazione (1905) è di poco successiva a quella di Palazzo Rosso.
La loggetta di Palazzo Rosso si configura così come uno spazio sospeso tra memoria e innovazione, dove arte, artigianato e industria si fondono in un raffinato equilibrio, testimoniando ancora una volta il forte legame con il contesto culturale e decorativo della Bologna tardogotica e rinascimentale.

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VISITE ED EVENTI
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